Io e il giardinaggio ci siamo sempre vicendevolmente ignorati. Anzi, posso tranquillamente affermare che il giardinaggio ha frequentemente ignorato le mie advances, visti i pessimi risultati che ho collezionato in passato cimentandomi nella cura di fiori e piante. Sembrava che fosse più forte di me: apprezzavo la bellezza dei fiori, dei giardini ben curati e allo stesso tempo parevo incapace di accudire quelle belle creature mute, o che mute erano per la mia incapacità di ascoltarle.

Così il giardino di Allegretto, nonostante file di buoni propositi, è il risultato della buona volontà di mia madre. Anche se dallo scorso anno la sua disponibilità di tempo ed energia per questa attività si è notevolmente ridotta, continuiamo a goderne i frutti, dalla fioritura di crochi e tulipani, fino all’estate inoltrata, accompagnata dall’allegria dei tagete. Il nostro contributo finora si è limitato al taglio del prato, compito assolto da Stefano con grande divertimento, grazie al trattorino messo in dotazione da papi.

La lontananza forzata di mia madre dal giardino ha però messo me di fronte ad un fatto oggettivo: in mancanza di cure aiuole e vialetto sono terreno di facile conquista per erbacce e piante infestanti. Che cosa fare? Abbandonarle in balìa del loro destino, maledicendo le erbacce, oppure cogliere l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo?

Ho scelto la seconda via, e, lo ammetto, non tanto per il desiderio di imparare quanto per il senso di desolazione che mi veniva dall’osservare il vialetto pieno di chiazze verdi.

Nonostante la motivazione molto più estetica che intellettuale, la scelta ha subito messo in moto le idee. La prima considerazione, prima ancora di armarmi di secchio, zappina e guanti, è stata questa: visto che queste erbacce del cavolo sembrano molto più volenterose dei fiori, ci sarà un modo di sfruttare la loro invadenza a fini ornamentali? Ci sarà un modo per fare leva sulla loro forza e usarla a mio vantaggio, come avviene – a quanto mi dicono – in alcune arti marziali?

MalvaFinora le mie ricerche non hanno dato grandissimi risultati (forse perché non ho cercato tantissimo), ma con una pianta l’alleanza è già riuscita e molto bene. La pianta che abbiamo lasciato libera di svilupparsi liberamente, attratti dal suo fiore grazioso, è la Malva. Sembra che le piantine di Malva amino particolarmente il prato di Allegretto e finora si sono propagate creando un’allegra bordura in una zona che ne aveva proprio bisogno. E sto meditando di accompagnarla il prossimo anno con un altra piantina che sta invadendo invece il giardino di mia madre e che pare essere una specie di Salvia ornamentale.

Il primo passaggio quindi è stato: usa ciò che hai ricevuto in abbondanza e che ti piace, aiutandolo a fare ciò che vuoi tu. Magari queste piantine, interrogate nel modo corretto, mi insegneranno come cercare le prossime e abbellire ancora di più il posto in cui ho scelto di vivere 🙂

Categories: storie di Allegretto

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